Il Forte di Borgoforte
Il forte di Borgoforte, Zentralwerk, detto Forte Centrale o Magnaguti, dal cognome del conte Ercole ex proprietario del terreno, è uno dei quattro forti della doppia testa di ponte costruita dall’Impero austriaco dal 1859 al 1861.
Ultima modifica 6 febbraio 2023
Il forte di Borgoforte, Zentralwerk, detto Forte Centrale o Magnaguti, dal cognome del conte Ercole ex proprietario del terreno, è uno dei quattro forti della doppia testa di ponte costruita dall’Impero austriaco dal 1859 al 1861. Sorge a circa un Km dal Po, a nord di Borgoforte, su una superficie di 57 mila mq ed è l’unico rimasto integro, mentre gli altri due, Rocchetta e Bocca di Ganda, a circa 1300 metri dal Forte Centrale, a monte e a valle sull’argine maestro del Po, servivano ad attraversare il fiume per collegarsi all’altro forte, detto “Noyeau”, di Motteggiana, che costituiva propriamente la testa di ponte sulla riva destra del Po. Il Noyeau di Motteggiana rimarrà in piedi, sia pure danneggiato, e verrà abbattuto finita la guerra 1915 – ’18, dopo che su una parte dell’area già aveva trovato sede il binario ferroviario della Verona – Modena”. (Renzo Dall’Ara, Borgoforte - Storia- Storie – Persone, Karmak, Bruino, Torino, 2006, pag. 57). I forti Rocchetta e Bocca di Ganda, invece, sono stati fatti saltare dagli Austriaci, la mattina del 18 luglio 1866, dopo i bombardamenti dell’Artiglieria dell’Esercito italiano iniziati il giorno precedente, nell’ultimo dei tre attacchi guidati dal generale Cialdini nella terza guerra d’Indipendenza. Testimonianze del tempo dicono che il forte di Borgoforte sia rimasto integro perché un valoroso abitante tagliò la miccia di accensione; in altri documenti si avanza l’ipotesi che gli ufficiali austriaci non volessero rovinare le case, e gli abitanti, del paese dove essi alloggiavano con i loro attendenti, mentre i soldati risiedevano nella caserma centrale.
Gli insuccessi nelle campagne militari del 1859, seconda guerra di Indipendenza, indussero Vienna a far costruire altri forti, in previsione di probabili nuovi conflitti, sia intorno al campo trincerato di Verona costituito di 12 forti, sia a Borgoforte, per fare delle linee del Mincio e del Po “uno sbocco sicuro per gli eserciti disposti nel Quadrilatero” (Mantova, Peschiera, Verona, Legnago) e per impedire che l’esercito italiano invadesse il Veneto passando dal basso Po. Perché proprio a Borgoforte? Perché in quel punto la distanza tra le due rive del fiume era di soli 300 metri, con alcune insenature adatte al ricovero di barche.
Da documenti dell’Archivio di guerra austriaco di Vienna si possono ricostruire le varie fasi che hanno preceduto e accompagnato la costruzione del forte: risalgono al 1831 le prime considerazioni sulla necessità di costruire una testa di ponte a Borgoforte; il primo progetto per una testa di ponte doppia (che comprende il forte di Borgoforte, di Motteggiana, di Rocchetta e di Bocca di Ganda) risale al 1837; dal 1851 in poi vengono forniti vari progetti, relazioni e protocolli relativi alla messa in opera della testa di ponte di Borgoforte. I progetti vengono poi indicati con la dicitura “pianta di progetto”; in un documento del 1861 si trova la dicitura “pianta di rapporto”, il che significa che, a quella data, il forte era già stato costruito
Descrizione del forte di Borgoforte
Posto sulla strada per Mantova, a forma di ottagono con lati lunghi quasi 50 metri, era circondato da un fosso largo più di 20 metri e profondo quasi quattro. Era difeso da cinque capponiere di muratura per fucileria a cui si accedeva da poterne o pusterle, piccole porte mascherate nelle mura. Era protetto da un muro staccato alla Carnot, simile a quello di Motteggiana. Questo muro, edificato al di fuori del nucleo e situato a pochi metri dalla parete del fossato o scarpa, era provvisto di nicchie interne da cui i fucilieri, attraverso feritoie, potevano battere il fossato. All’estremità opposta del braccio rivolto verso Mantova, vi era l’ingresso con ponte levatoio scorrevole e difeso da un tamburo interno semicircolare in muratura larga 1,20 m. con due cancelli laterali in ferro, abbattuto nel 1950 perché intralciava i movimenti di carico e scarico dell’affittuale (R. Dall’Ara, pag 58). Al centro la caserma difensiva, a tre braccia ugualmente divergenti, lunghe circa quaranta metri, era simile a quella degli altri forti. Tutti i quattro forti erano provvisti di telegrafi a segnali per corrispondere tra loro e con quello Centrale, ove risiedeva il Comando che aveva una stazione elettrica collegata alla fortezza di Mantova, che noi, oggi, chiamiamo “forte di Pietole”.
L’armamento del forte Centrale era costituito da sedici pezzi di cui otto rigati (“Operazioni dell’Artiglieria nell’attacco di Borgoforte dal giorno 8 al 17 luglio 1866”, Biblioteca dell’Istituto storico e di cultura dell’Arma del Genio - Roma).
Paolo Bianchi, Storie nel marmo, Edizioni Bottazzi, Suzzara, 2016, a pag. 59, dice: “19 pezzi (cannoni e obici); le forze del presidio erano costituite da: 280 uomini del 4° battaglione del 5° Reggimento di Fanteria (circa due compagnie); 100 uomini del 4° battaglione del 5° Reggimento di Artiglieria. Il comandante era il maggiore Purgay, coadiuvato dal capitano Stephany, comandante d’Artiglieria, dal primo tenente Spitzer e dal tenente Heinzt; 100 uomini del Genio comandati dal capitano Gertstner; 1 dottore ed 1 impiegato telegrafico completavano l’organico”.
Per la descrizione dei forti e delle operazioni militari nel luglio 1866, si veda “ Risorgimento nel Distretto di Gonzaga, 1830 -1875” di Luigi Gualtieri e Luigi Cavazzoli, pp.37 -42, Sometti, Mantova, 2013. I due autori riportano le testimonianze di don Buzzetti, parroco di Tabellano e di don Nobili, parroco di Motteggiana. Le operazioni militari e la cronaca del bombardamento del 17 luglio 1866 si trovano nel citato libro di Paolo Bianchi, pp. 17-32.
Il 13 aprile 2019 è stato inaugurato, presso il Forte di Borgoforte, il Museo del Serraglio Mantovano, composto dalle seguenti sezioni: sezione “La Grande Guerra -Walter Rama” che espone cimeli della prima guerra mondiale, sezione “Divisione Pasubio”, che espone cimeli della seconda guerra mondiale, sezione “Vivere la Storia”, a cura dell’Associazione Napoleonica d’Italia e la sezione “Mantova sotto assedio”, dedicata al sistema difensivo del Serraglio Mantovano.
Il Forte ed il Museo sono aperti per le visite ogni ultima domenica del mese e rispettano i seguenti orari:
Orario Invernale (dal 1/4 al 31/5 e dal 1/10 al 30/11)
Dalle ore 14.30 alle ore 17.30
Orario Estivo (dal 1/6 al 30/9)
Dalle 15.00 alle 18.00
Chiusura Invernale dal 01/12 al 31/03